martedì 8 luglio 2008

Se gu in de oeucc?

"Mi, se gu in des oeucc?" ossia, che cosa ho negli occhi, si ripeteva stupito il cognato di mia bisnonna Clelia Traverso, incredulo di come le donne lo guardassero per la strada. Si diceva irresistibile, e questo suo potere seduttivo, forse anche per rassicurare la moglie, era tutto racchiuso nel suo sguardo magnetico, dal quale nessuna donna poteva sottrarsi. Quel magnetismo lo discolpava da qualsiasi assunzione di responsabilità nella seduzione: erano loro, le donne a passeggio per il corso Monforte, che lui percorreva spesso per andare a prendere la moglie, che non lo lasciavano tranquillo, e cosa ci poteva fare, poveretto, se queste svergognate gli si buttavano contro senza ritegno? In casa mia si citava sempre questo lontano parente per cercare di discolparsi da qualche atto di seduzione, ma ovviamente chi pronunciava quelle parole era ben consapevole dell'ironia che le accompagnava. La seduzione era sempre subita, mai assunta come un'azione consapevole. Erano gli occhi chiari, anche di questo lontano parente, che in casa mia erano associati alla seduzione istantanea: l'occhio castano era invece pacato, modesto, lombardo, mentre nel blu degli occhi della mia famiglia si rifletteva il mare di Napoli. Il lontano parente credo che avesse occhi verdi e che facesse disperare la sua signora approfittando della clientela esclusivamente femminile del negozio di corsetteria di corso Monforte gestito dalla sorella della bisnonna Traverso.