“E chi sono io? La figlia della gallina nera?” si diceva in casa quando si era vittima di un sorpruso o di una negligenza. L’ultima a essere servita a tavola o a ricevere il bacio della buonanotte, poteva lamentarsi di essere trattata come la figlia della gallina nera. O quella che riceveva meno regali a Natale si lamentava di essere la figlia della gallina nera. La figlia della gallina nera è trattata peggio delle altre gallinelle: è trascurata e messa da parte, un po’ come il brutto anatroccolo, nero anche lui nella favola di Andersen, ma di madre dalle piume bianchissime. Mia madre si lamentava di essere trattata come la figlia della gallina nera da alcuni commercianti di via Montenapoleone. Ci raccontava sempre di una volta in cui era entrata in una boutique per chiedere il prezzo di una camicetta. Davanti alla risposta esorbitante della commessa, mia madre si permise di dire a mezza voce: “Un po’ caro”. E la commessa rispose: “Non è caro, signora: è lei che non può spendere”. Tornò a casa abbattuta, con il sentimento di essere la figlia della gallina nera. Non so da dove provenga l’espressione. Forse da una favola contadina, che non sono riuscita a ritrovare. Pare che a Roma il figlio della gallina bianca sia il pupillo, colui che ha tutti i privilegi. Plinio racconta nella Historia Naturalis che Lavinia Drusilla, moglie di Cesare, ricevette tra le braccia una gallina bianca, lasciata cadere da un'aquila in volo, i cui figli sarebbero stati considerati sacri dagli Auguri.
La mia posizione di secondogenita mi fece lamentare spesso l’esclusione della figlia della gallina nera. Mi sembrava che mia madre non avesse mai abbastanza tempo per me, assorbita com’era dai suoi amori e dalla sua relazione privilegiata con mia sorella, figlia attesa per otto anni di matrimonio e nata proprio l’anno del suicidio di mio nonno nel luglio del 1964.
Bruna e grassoccia, ero molto meno bella di mia sorella, cosí bionda ed eterea. Mi sembrava di essere esclusa dall’affetto di mia madre anche per quella ragione fisica. Sentivo di arrivare comunque in ritardo, in un discorso già cominciato tra mia madre e mia sorella, dal quale io ero inevitabilmente tagliata fuori. Questo sentimento di emarginazione da figlia della gallina nera lo provo a volte ancora adesso, quando mi sembra che gli altri siano intenti nei loro discorsi e non abbiano tempo per prendermi in considerazione, che i giochi siano già fatti e io esclusa a priori.