sabato 21 giugno 2008

Acetone

L'acetone era la malattia della mia infanzia. La mamma mi annusava l'alito ed esprimeva la sua diagnosi sicura di acetone. L'acetone era la malattia e insieme il sintomo: l'odore intenso di acetone dell'alito rivela effettivamente la presenza di corpi chetonici nel sangue, risultato di un cattivo metabolismo o dell'ingestione di troppi grassi. Ma l'acetone della mia infanzia era un malanno più casalingo, tipica conseguenza di una colossale indigestione di caramelle, panna montata, panini al latte farciti di salame a qualche festa di compleanno di compagni di classe. Tornavo a casa nel freddo milanese intontita dalle grida degli amichetti e dall'esagerata merenda, la pancia mi si contraeva già per strada, la bocca si impastava, il senso di nausea aumentava. Una volta a casa, e una volta espressa la diagnosi di acetone, giungeva allora il momento del Cheto-test: la mamma mi faceva sedere sul bidé e mi raccomandava di far pipì su una piccola striscina di carta, una vera e propria cartina al tornasole per misurare il livello di acidità che i famosi chetoni avevano prodotto nel mio corpo: la cartina era di un rosa aranciato in partenza, e mi ricordo che le variazioni di colore potevano andare da un rosa porpora fino a a un viola intenso, quasi a toccare il limite del blu nei casi acuti di acetone. Quel verdetto percettivo così preciso mi affascinava e rimanevo incantata a cavalcioni sul bidé a vedere l'effetto diretto della mia pipì sulla diagnosi della mia condizione. Un viola intenso voleva dire soprattutto per me restare a letto l'indomani mattina, ma lasciava presagire anche una notte difficile di nausea e vomito. Previdente, la mamma mi metteva a letto con un grande asciugamano sul cuscino, sicura che non avrei avuto la forza di trascinarmi fino in bagno al momento dell'attacco.
Ho come l'impressione che l'acetone sia una malattia in via d'estinzione nei bambini di oggi. Come se fosse indissociabilmente legata alle abitudini alimentari dell'epoca, quei dolci troppo pesanti, quei chili di panna montata alle feste dei bambini...Malattia/sintomo per eccellenza, l'acetone non aveva cura propria, se non qualche attenzione alimentare, come bevande zuccherate o una soluzione granulare chiamata "Biochetasi" che acquietava i pericolosi chetoni restituendo l'equilibrio metabolico dei nostri corpicini infantili.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ho letto "La figlia della gallina nera" un lessico familiare che mi ha ricordato mia madre, e la mia infanzia ! Alcuni "detti" che ritenevo Toscani, fanno parte di un linguaggio italiano? o veneto?
Brava Gloria, farò leggere questo Tuo lavoro a mia figlia, qualche anno più giovane di Te e con tante analogie al Tuo racconto di vita. Ho anche rivisto "Le invasioni barbariche" con Te e Crepet. Tutto molto divertente. Sei una donna fantastica e intelligente con una voce calda e sensuale. Cosa, un uomo, potrebbe chiedere di più
VANNI BELLI
fotografo ufficiale Ente It. della Moda Italiana TO.
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